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Sara Alloatti Boller (Zürich)



L'esperienza del Decameron Ipertestuale:
alcune riflessioni sui pregi e i difetti dell'edizione elettronica1



Conceptualyzing Electronic Editing: Decameron Ipertestuale
Decameron Ipertestuale is a University of Zurich team project directed by Prof. Michelangelo Picone and financed from 1998 to 2001 by the Swiss National Science Foundation and the Universität Zürich ICT-Fachstelle. Critical, meta-hypertextual thinking and self-evaluation have been the research group's ongoing aim: in the course of the creative process, discussions about advantages and disadvantages proper to this new form of publication have raised various issues for each section under scrutiny (edition, textual tradition, critical apparatus and literary analysis of the Decameron, with their respective textual and iconographic support). Not only end-users profit from an electronic edition: each person involved in the process benefits from it, since hypertextual editing has a bearing on the acquired results as much as on the chosen philological methods. In fact, the possibility of generating a multiplicity of (not necessarily hierarchical) readings and the existence of the so-called 'Serendipity' effect offer benefits reaching far beyond usability, as they bring fresh insights in the field of new technology-related textual analysis.


Il progetto

Il Decameron ipertestuale2 dell'Università di Zurigo è uno di tre grandi progetti,3 nell'ambito dell'emergente disciplina "Informatica umanistica", che nell'ultimo decennio ha avuto come oggetto il grande classico medievale italiano. Con l'obiettivo di realizzare un'edizione critica elettronica del Centonovelle che profitti dei pregi dei nuovi media, il gruppo di ricerca zurighese ha accompagnato il proprio impegno filologico ad un'interessante riflessione metaipertestuale, mirante a ridurre i difetti implicati dalla nuova forma di pubblicazione. Vantaggi e svantaggi sono stati valutati formativamente in seno al gruppo stesso: il Decameron Ipertestuale, un prototipo non ancora pubblicato,4 non è a tutt'oggi stato valutato da un'utenza estesa.

Lo sguardo critico dell'équipe sul proprio lavoro ha comportato una progressiva ridefinizione degli obiettivi. Inizialmente, lo scopo era di realizzare un completo e complesso ipertesto dedicato al Decameron di Boccaccio, e quindi alle sue 100 novelle; tre gli obiettivi subordinati:

  1. una nuova edizione del testo con relativa riproduzione dei testimoni più significativi affiancati da trascrizione diplomatica (sezione "Tradizione del testo");
  2. una 'collezione' di materiali intertestuali, documentari (tra cui anche la ricostruzione della biblioteca del Boccaccio), iconografici, in parte anche acustici (sezione "Materiali");



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  4. un apparato ripercorrente le tappe della critica passata e al contempo presentante nuovi percorsi di lettura con relativo archivio di strumenti (diverse riproduzioni di saggi e una banca dati bibliografica) (sezione "Apparati").

Il gruppo di ricerca, nel tentativo di realizzare un'edizione critica elettronica, si è confrontato con un ambito nuovo e complesso, in cui il dispendio di energie per affrontare e risolvere problematiche assenti nelle forme di pubblicazione tradizionali ha gravato sul bilancio del lavoro propriamente filologico. Proprio nell'ottica di garantire un risultato che realmente sfrutta le risorse delle nuove tecnologie e per rendere facilmente accessibili informazioni difficilmente gestibili nelle pubblicazioni tradizionali, gli obiettivi di lavoro si sono via via modificati. Ne risulta un ridimensionamento degli scopi iniziali e l'individuazione di nuove priorità: all'idea di realizzare un ipertesto per tutta l'opera, dunque, si è sostituita progressivamente la scelta di dare la priorità al completamento di alcune sezioni, soprattutto per sviluppare ulteriormente le 'fondamenta' dell'edizione elettronica, vale a dire: 1) per compilare una seria e il più possibile completa banca dati bibliografica; 2) per digitalizzare e discriminare una notevole quantità di materiali testuali; 3) per sviluppare il settore "Tradizione del testo". La redazione dell'ipertesto decameroniano si è dimostrata essere un work in progress, never done.


Digitalizzazione di dati testuali ed iconografici

Studi che insistono sui pregi e i difetti dell'edizione elettronica certo non mancano: le considerazioni seguenti, tuttavia, si applicano unicamente al caso specifico del Decameron ipertestuale; verranno quindi considerate sia soluzioni già messe in atto, sia possibilità prospettate e non ancora realizzate. Diversamente da altri contributi, inoltre, in cui i vantaggi e gli svantaggi delle soluzioni elaborate sono valutati primariamente dalla prospettiva dell'utente, si tenterà qui di indagare anche sul valore dell'edizione elettronica per gli autori dell'ipertesto stesso – ovvero sul valore della strutturazione dell'informazione in forma ipertestuale per il filologo.

A seconda che si consideri l'acquisizione dei dati o l'elaborazione di essi operata dall'équipe di ricerca per l'edizione elettronica, infatti, si potranno considerare diverse tipologie di vantaggi e svantaggi legati alla nuova pratica di pubblicazione. L'acquisizione di dati, infatti, assume nell'edizione critica elettronica un rilievo differente rispetto alla monografia tradizionale: ciò che solitamente si annette (talvolta solo in parte) nell'appendice di uno studio critico, si richiama per mezzo di brevi citazioni, di sole indicazioni bibliografiche, o si omette per scrupolo di bassa attinenza, può, nell'edizione elettronica, essere riprodotto in modo completo, e reso accessibile attraverso una gerarchia di collegamenti che garantiscono la pertinenza del documento all'interno del percorso scelto dal singolo utente. La facilità di costituire banche dati o di digitalizzare materiali testuali e iconografici invita talvolta a preferire quantità alla qualità; l'affidabilità del prodotto finale è, tuttavia, di primaria importanza, e le scelte metodologiche compiute nell'una o nell'altra direzione sono state attentamente ponderate.




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Nel corso del tempo, il gruppo di ricerca ha realizzato diversi prototipi, con soluzioni grafiche in parte ancora provvisorie, ma con una caratteristica in comune: la volontà di fornire all'utente informazioni il più possibile complete riguardo al testo edito e alla sua tradizione come anche riguardo ai materiali testuali ed iconografici e alla storia critica, pur con l'aggiunta di nuovi spunti interpretativi e di nuove letture. Alla base di ognuna di queste sezioni, come naturalmente in qualsiasi ambito di ricerca, risiede un accurato studio bibliografico. Tuttavia, mentre per lo studio di un particolare aspetto di un testo letterario l'acquisizione di una bibliografia selettiva può essere sufficiente, per un ipertesto critico sull'intero Decameron si è imposta l'esigenza di realizzare un banca dati digitale il più possibile completa, nonché di reperire materialmente un gran numero di studi. Si dispone oggi di un database bibliografico contenente all'incirca 3000 entrate, su cui è possibile effettuare ricerche per ogni categoria di dato rappresentato nella maschera (cfr. Fig. 1).5


Fig. 1: esempio di una maschera della banca dati bibliografica.


L'aggiornamento in parte simultaneo della banca dati da parte di diversi collaboratori ha comportato alcuni problemi: nonostante sforzi considerevoli per evitare la generazione d'errore nel compilare le maschere, si è constatato che un numero non irrilevante di esse richiede una revisione. Ciò è dovuto da un lato alla facilità di modificare involontariamente schede non protette da password, dall'altro di commettere errori nel processo di immissione manuale – problemi di questa sorta possono pesare gravemente sul bilancio di pregi e difetti. I vantaggi del database, in compenso, sono notevolissimi sia per gli autori dell'ipertesto che per i futuri utenti: l'agilità dello strumento di ricerca garantisce un notevole risparmio di tempo e compensa le falle della memoria e dell'attenzione umane.




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Grandi energie sono state spese anche nella compilazione della sezione "Materiali testuali": per intraprendere la redazione degli apparati dell'ipertesto si è constatato che la raccolta di documenti non poteva avvenire casualmente, oppure seguendo l'intreccio dell'opera. Diverse novelle, infatti, condividono per es. fonti comuni o intertesti appartenenti ai medesimi cicli narrativi. Per questa ragione, il team ha redatto di una lista completa dei materiali testuali da reperire, retrodigitalizzare e integrare nell'ipertesto, economizzando quindi tempo prezioso laddove si presentassero sovrapposizioni: in questo modo, tutte le citazioni provenienti dal medesimo testo sono state retrodigitalizzate nello stesso momento, dalla stessa edizione e dallo stesso collaboratore – che, sfruttando le conoscenze specifiche acquisite nel corso di tale operazione, ha potuto discriminare intertesti effettivamente tali da altri erroneamente indicati e tramandati dalla tradizione critica. L'utenza futura dell'ipertesto decameroniano avrà la possibilità di usufruire di un accesso estremamente facilitato a documenti menzionati in studi, nonché nell'ipertesto critico, e avrà perciò la possibilità di verificare di persona l'effettività di analogie tematiche, evitando, per mancanza di documenti alla mano, di dover fare affidamento ad indicazioni non direttamente verificate. Anche a questo enorme pregio del Decameron ipertestuale si affianca un difetto, la generazione d'errore, nuovamente implicato dalla retrodigitalizzazione e problematico per qualsiasi processo di questa tipologia – solo una correzione intensa, che a vantaggio della quantità di testi digitalizzati non ha ancora potuto essere compiuta, potrà valutare la portata del problema; la prevista futura pubblicazione in rete, perciò, avverrà necessariamente secondo gli attuali standard, con l'indicazione, cioè, del grado di revisione.6 Per arginare il problema dell'errore si è valutata anche l'opzione di digitalizzazione i testi in formato immagine – questo, però, non avrebbe permesso di effettuare ricerche per parola all'interno del corpus complessivo.7 Ideale per l'utenza, forse, è affiancamento dei due formati, al fine di permettere controlli in casi dubbi; limitante risulta solo la pesantezza dei dati, che nel frattempo, però, si fa sempre meno rilevante grazie al progresso tecnologico. Nella sezione "Tradizione del testo" si rivela un altro pregio del Decameron Ipertestuale, analogo a quello sopramenzionato. L'utente ha un accesso estremamente facilitato alla consultazione di manoscritti, incunaboli ed edizioni il cui numero è potenzialmente illimitato. Per una prima fase di lavoro, l'équipe ha scelto di digitalizzare da un lato i manoscritti Hamilton 90, Parigino Italico 482 e Laurenziano Pluteo XLII.1, dall'altro le stampe Deo Gratias e Giuntina 1527. Una buona risoluzione dell'immagine permette anche zoom sui documenti, particolarmente utili ed interessanti nei loci critici. I notevoli vantaggi di questa procedura sono già stati ampiamente messi in evidenza da numerosi studi (tra cui Dieter 2002: 11); si noti che, mentre in alcuni casi un'edizione elettronica non contiene che questa sezione, e delega completamente all'utenza la scelta della tradizione da considerare, l'ipertesto decameroniano conserva la natura dell'edizione critica tradizionale proponendo una lectio principale corredata da note esplicative, linguistiche, ecc, ma non ostacola il pubblico di specialisti nella consultazione di trascrizioni diplomatiche o direttamente di facsimili (cfr. Lavagnino 1995). L'edizione proposta si basa su nuovi studi compiuti dall'équipe sull'Hamilton 90, in cui è stato possibile evidenziare la presenza di una paragrafatura fino ad allora non rilevata dalla critica.8




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Elaborazione degli apparati e strutturazione dell'informazione

L'impostazione, per così dire, "enciclopedica" dell'ipertesto ha portato a scegliere nella sezione "Apparati" un'organizzazione dell'informazione tale da poter permettere all'utente di usufruire con massima efficacità dei materiali immagazzinati nelle altre sezioni, attraverso, cioè, una rete di collegamenti tra la banca dati bibliografica, la raccolta di materiali testuali ed iconografici nonché la sezione sulla tradizione del testo, fondamentali per letture che possano in qualsiasi momento essere trasparenti e verificabili. Così, all'interno delle schede critiche sulle singole novelle, sui personaggi e sui temi, per esempio, si possono ripercorrere le tappe fondamentali della storia critica: questa diventa fondamentale per avviare l'utente alla consultazione dei tanti materiali, e per permettergli di seguire l'evoluzione dei processi di ricerca filologici. Proprio questi ultimi risultano difficilmente illustrabili nella maggior parte delle pubblicazioni tradizionali: si tratterebbe sulla carta di presentare percorsi paralleli in sequenza (e la lunghezza del discorso ne impedirebbe la realizzazione dettagliata); la struttura dell'ipertesto annulla questo problema, poiché permette all'utente (anche se il suo percorso è in sé lineare sull'asse del tempo) di scegliere approfondimenti in una struttura gerarchizzata e ramificata, in cui ogni corrente interpretativa può conservare la sua indipendenza rispetto alle altre. "Während die Inflexibilität des Mediums Buch meist nur eine Stimme deutlich hörbar werden und deshalb das Gesagte an Pseudo-Autorität gewinnen lässt, erlaubt hypertext Meinungspolyphonie, die in den Büchern nur in sehr begrenztem Umfang durch Verweise erzielt werden kann" (Hoffmann / Jörgensen / Foelsche 1993: 214) – tutto ciò a vantaggio soprattutto del lettore con competenze specialistiche.9

Accanto a percorsi paralleli che rendono conto della Meinungspolyphonie, si sviluppano nel Decameron Ipertestuale contributi originali redatti appositamente per l'ipertesto. Essi possono costituire delle guide di navigazione: non mancano, perciò, percorsi di lettura, il primo e più evidente dei quali è rappresentato dalla possibilità di accedere ai tanti ipertesti dedicati alle 10 giornate o alle 100 novelle; sono inoltre previste sezioni dedicate ai narratori, ai temi, a determinate tipologie di personaggi. Al centro della rete di relazioni tra informazioni di sì varia natura resta tuttavia il testo, e non la produzione di letture interpretative – questo per favorire combinazioni originali del lettore. La suddivisione dei dati nelle tre categorie sopramenzionate conferma questa impostazione: tutte e tre si sviluppano intorno al testo nuovamente edito, e si intendono complementi d'informazione ad esso.

Il Decameron in sé è sicuramente adatto ad un'edizione in forma ipertestuale.10 Dato di fatto è che anche il lettore del Centonovelle, come l'utente di un complesso ipertesto, prova una sensazione analoga a quella di essere "Lost in hyperspace", ovvero l'essere "Lost in Decameron"! Per il lettore attento alle corrispondenze si crea una rete di relazioni tra diverse parti del testo, una rete talmente fitta che genera la possibilità di quasi infinite letture combinatorie che forse unicamente un ipertesto può tentare di rappresentare, certamente senza ambizione di esaustività, ma a scopo esemplificativo – anche se questo fatto in sé già rappresenta un percorso interpretativo. I links instaurati tra le diverse sequenze di informazioni, infatti, implicano necessariamente un percorso semantico scelto dagli autori dell'ipertesto. Si tratta di percorsi che non sempre possono essere previsti anticipatamente, ma che si sviluppano man mano, poiché i compilatori stessi, utilizzando strategie metodologiche non sempre connaturali alla propria inclinazione e formazione, adottano punti di vista originali, identificano la necessità di indagare su nuovi fronti: a sua volta l'ipertesto può mutare la propria forma e struttura in un modo estremamente flessibile.




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Talvolta si ha l'impressione che sia l'ipertesto stesso ad ampliare le proprie capacità cognitive, ad aprire nuove strade. La forma aperta della pubblicazione ipertestuale corrisponde con maggiore aderenza alla realtà del filologo, per cui un'edizione non potrà mai essere considerata la versione definitiva. Nuovi percorsi potranno affiancare soluzioni precedenti, sviluppandosi in parallelo o incrociandosi; nessun cammino dovrà essere escluso a vantaggio di un'altro, come invece avviene in una pubblicazione cartacea. Ciò costituisce un valore aggiunto che la pubblicazione tradizionale non può fornire; accanto all'appena citata Meinungspolyphonie, la polifonia di percorsi semantici è uno dei maggiori pregi dell'edizione critica elettronica.11 Questo non solo per l'utente, poiché proprio questa potenzialità comporta uno dei grandi vantaggi per gli autori: il metodo scelto ha condotto infatti a risultati che un percorso di ricerca tradizionale non avrebbe permesso di raggiungere; questo perché il redattore dell'ipertesto è reso dal suo stesso prodotto 'utente', e beneficia di quello che è chiamato "effetto Serendipity".12 D'altro canto, il fatto che nell'edizione elettronica si possano trovare informazioni di svariata natura può rappresentare un problema per la coerenza e l'unità del prodotto. In un ipertesto si possono immagazzinare informazioni che in una pubblicazione tradizionale risulterebbero non attinenti al tema principale. Il fatto che l'utente possa scegliere il grado di approfondimento gradito, tuttavia, evita questo problema. Gli approfondimenti interdisciplinari devono perciò essere appositamente segnalati, ed è necessario che la loro generazione sottostia al criterio della pertinenza. Inoltre, la crescente complessità di percorsi deve essere accompagnata dal rispetto di princípi di ergonomia dell'interfaccia, al fine di evitare l'effetto "Lost in hyperspace" che basse competenze informatiche dell'utente e soluzioni grafiche improprie possono favorire. Arginano il problema, invece, un buon design, una chiara frammentazione dell'informazione, aiuti nella navigazione, la possibilità di appuntare commenti, ecc… Per questa ragione, ad esempio, il gruppo di ricerca ha voluto strutturare analogamente i 100 ipertesti dedicati alle novelle, permettendo all'utente di acquisire in breve tempo familiarità con lo strumento. Riflessioni sull'idoneità di alcune soluzioni sono state favorite dall'elaborazione di diversi prototipi, alcuni dei quali prodotti anche dagli studenti dei seminari. L'aspetto materiale del prodotto finale, infatti, acquisisce un valore differente nell'edizione elettronica rispetto alla pubblicazione tradizionale; per quanto riguarda quest'ultima, la scelta di un certo tipo di carta o di carattere ha un'influenza relativamente bassa sulla valutazione finale del prodotto. Nell'ipertesto, invece, esso determina un'efficiente navigazione e facilita l'utente ad assumere quel ruolo attivo che lo strumento stesso richiede e che le pubblicazioni tradizionali non gli hanno permesso di sperimentare. Assume una grande importanza in questo contesto anche lo stile dei contributi redatti per l'ipertesto. I pregi di una buona edizione critica ipertestuale, infatti, si rivelano anche nell'aspetto linguistico; numerosi anche qui gli studi che insistono sulle caratteristiche stilistiche della scrittura digitale.13 Il buon testo per il web è breve, semplice e denso di concetti, ben porzionato in finestre legate l'una all'altra, in modo che la sequenza di approfondimento non implichi ridondanze, ma al contempo in modo che ogni finestra possa in sé costituire una porzione d'informazione autonoma. Molto più che in una tradizionale pubblicazione nelle nostre materie umanistiche, esso potrà essere corredato, laddove questo presenti dei vantaggi, da elementi grafici (liste, tabelle, schemi, immagini …), a vantaggio di una ricerca efficiente e rapida. Ciò nonostante, anche se questo processo può essere gradito da taluni, è un difetto dell'ipertesto per altri. Il pericolo, infatti, è di perdere il gusto dell'argomentazione complessa ed erudita: è per questa ragione che occorre valutare la possibilità di affiancare testi semplici per lettura da schermo, che adempiono all'esigenza di consultazione dello strumento ipertestuale,14 a testi in formato PDF da stampare, forma più consona alle informazioni in cui il piacere della lettura di un'argomentazione sviluppata vuole la sua parte. L'alternanza delle due tipologie di testi potrebbe anche avere effetti benefici sull'accettabilità dell'ipertesto sull'utenza.




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Diventa importante, allora, sfruttare nella produzione di un'edizione elettronica anche le acquisizioni della ricerca nel campo della didattica dei nuovi media, per esempio – l'edizione critica elettronica essendo non solo uno strumento di consultazione, ma anche di ricerca, e quindi di apprendimento. Il filologo, per la costituzione di un'edizione ipertestuale, deve rinunciare all'idea di poter fare tutto da solo: un gruppo interdisciplinare ha ben maggiori potenzialità in questo nuovo campo.15 Nel caso ideale si tratterebbe di riunire un'équipe specialisti di filologia, informatica umanistica, informatica e e-learning coordinata da un instructional designer, per realizzare un'edizione degna di poter fungere da esempio per quelle future, e per far apprezzare le qualità del nuovo strumento e supporto anche ai più scettici. Limitante è ancora l'aspetto economico, che spesso obbliga a ridurre il team alla prima categoria di specialisti… Il sostegno di un siffatto gruppo di ricerca comporta un dispendio di energie complessive, nonché di fondi, che realmente deve garantire un valore aggiunto notevole, senza il quale l'esercizio di nuove strategie si dimostra fine a sé stesso. A sua volta, tuttavia, il bilancio degli effettivi pregi e difetti dell'edizione elettronica dipende dai prodotti già diffusi. Ritengo che per interrompere questo circolo vizioso sia produttivo contribuire ad un dibattito realmente critico sui processi di realizzazione,16 per mettere in evidenza quali problemi sottenda tale processo, affinché questi ultimi, a loro volta, giustifichino investimenti consistenti e sensibilizzino istituzioni e centri di ricerca all'interesse della ricerca nel campo dell'informatica umanistica.

Riassumiamo, dunque. Da un lato, la grande massa di informazioni accolte nell'edizione critica ipertestuale offre agli autori, oltre che agli utenti, vantaggi quantitativi in termini di riduzione di limitazioni spazio-temporali (velocità di ricerca, accesso in qualsiasi luogo purché si disponga di collegamento in rete, grandi quantità di dati in poco spazio e consultabili contemporaneamente tramite un solo strumento, possibilità di comparazioni automatiche, ecc...)17 a vantaggio della ricerca propriamente filologica e della qualità dei contributi critici. Dall'altro lato la polifonia di letture e interpretazioni potenzialmente presenti in un'edizione elettronica è uno dei pregi in termini qualitativi più interessanti, così come la compresenza di differenti percorsi semantici programmati o determinati dall'utente. Si ricordi allora l'effetto Serendipity, dato quando la navigazione attraverso l'ipertesto porta da abbandonare i percorsi predefiniti e a trovare informazioni inattese. Le scoperte che ne possono derivare hanno un valore notevole: se consideriamo che la trouvaille del filologo spesso nasce dal mettere in relazione due informazioni che fino ad allora non erano state analizzate contemporaneamente e dal successivo studio di questa relazione, dobbiamo riconoscere che questo effetto non è trascurabile né per gli autori dell'ipertesto stesso né per gli utenti finali.


Prospettive

Dal lavoro compiuto dall'équipe fino al termine del 2001 emergono due dati di fatto: 1) la realizzazione del colossale ipertesto decameroniano è necessariamente da considerarsi, per la vastità del tema trattato, come un work in progress; 2) la flessibilità del mezzo e la possibilità di integrarvi diversi approcci invita a considerare la possibilità di frammentare la redazione. Ottime sarebbero dunque le possibilità di collaborazioni tra istituti e gruppi di ricerca (cfr. Hockey 2000: 144) con progetti tematicamente e strutturalmente affini al Decameron Ipertestuale.




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La forma aperta di una pubblicazione di questo tipo potrebbe eliminare ridondanze perlomeno nell'acquisizione di dati di base, facilitando così ulteriori sviluppi nella ricerca (cfr. Kamzelak 1999). Questo comporterebbe un'auspicabile incremento di contatti tra ricercatori diversi, senza considerare che tali collaborazioni potrebbero avere un'influenza positiva nella ricerca di fondi. L'utente si dovrebbe quindi rassegnare ad usufruire di un prodotto parzialmente completo, ed in continuo mutamento. Inoltre, se i risultati della ricerca venissero pubblicati ad intervalli regolari su Internet, egli avrebbe la vantaggiosa possibilità di intervenire nel processo di redazione, animando un dibattito che potrebbe rivelarsi estremamente utile per l'evoluzione della compilazione dell'ipertesto e per una valutazione formativa del prodotto, nonché per la nostra riflessione sui pregi e i difetti dell'edizione elettronica.

Nella speranza che nel prossimo futuro un largo pubblico abbia accesso al Decameron Ipertestuale, concludo sulle parole del Boccaccio, che in realtà si riferiscono alle novelle del suo Decameron, ma che in sé prefigurano il ruolo attivo dell'utente d'un ipertesto in cui regna Meinungspolyphonie e in cui gli accessi agli approfondimenti sono efficacemente segnalati: "Tuttavia che va tra queste leggendo, lasci star quelle che pungono e quelle che dilettano legga: elle, per non ingannare alcuna persona, tutte nella fronte portan segnato quello che esse dentro dal loro seno nascoso tengono." (Decameron, Conclusione dell'Autore, 19)


Bibliografia:

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Note:

1 Colgo in questa sede l'occasione per ringraziare Schewa Mandel e Peter Meurer dell'ICT-Fachstelle dell'Università di Zurigo, Tatiana Crivelli, collaboratrice scientifica nel progetto Decameron Ipertestuale fin dagli esordi e attualmente professoressa al Romanisches Seminar di Zurigo, le amiche e colleghe Barbara Käppeli, Eva Lang e Raffaella Badiale, nonché tutti i colleghi di sezione per le stimolanti discussioni, i preziosi appunti e le critiche costruttive.

2 Il progetto Decameron ipertestuale nasce per iniziativa del Prof. Dr. Michelangelo Picone e della Professoressa Tatiana Crivelli (fino al 2003 libera docente) dell'Università di Zurigo. Nel 1998, il progetto ottiene un finanziamento biennale del Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica e quattro ricercatori si uniscono all'équipe; segue un periodo di sei mesi in cui l'ICT-Fachstelle (oggi E-Learning Center) dell'Università di Zurigo, che promuove primariamente l'e-learning nell'insegnamento universitario, garantisce il proprio sostegno nell'ottica della realizzazione di un prototipo ipertestuale utilizzabile nell'ambito dell'insegnamento universitario. Un ultimo anno di sostegni da parte del Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica, infine, permette di focalizzare l'attenzione su sezioni dell'ipertesto ancora meno sviluppate. Il gruppo di ricerca ha subito variazioni nel tempo e ha usufruito in totale, anche se non contemporaneamente, delle competente specialistiche di 8 ricercatori, tutti di formazione umanistica; non si tace, inoltre, l'apporto degli studenti di due seminari dedicati al Decameron ipertestuale (cfr. http://www.unizh.ch/rose/decameron/index.htm, 9/9/2003). La sottoscritta, studentessa durante il primo seminario sopramenzionato, tutrice degli studenti del secondo, ha collaborato al progetto nei suoi ultimi 7 mesi in qualità di responsabile della sezione "Materiali testuali: documenti".

3 Due sono gli altri grandi progetti ipertestuali sviluppatisi indipendentemente intorno al Decamerone: il Decameron on Web della Brown University e l'Hyperdecameron dell'Università di Lille (cfr. Riva 1996 e 1998; Cazalé Bérard 1997; Picone et al. 1998).




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4 Le prospettive future non sono ancora ben delineate: una casa editrice multimediale ha suggerito una pubblicazione online al fine di facilitare aggiornamenti e diffusione: la natura stessa dell'edizione critica elettronica, nonché la complessità e la vastità del materiale trattato, infatti, ha portato ad orientarsi verso una forma di pubblicazione aggiornabile e flessibile: la rete, rispetto al CD-ROM, meglio si adatta ad un prodotto in costante crescita. Questa soluzione non ha ancora potuto essere realizzata per mancanza di fondi. Nella complessa problematica della pubblicazione dell'ipertesto, inoltre, si inserisce anche il problema dei diritti d'autore per la riproduzione dei manoscritti e delle stampe in formato immagine, nonché del restante materiale iconografico digitalizzato, o dei saggi riprodotti.

5 Attualmente la banca dati è a disposizione degli studenti del dipartimento di Romanistica dell'Università di Zurigo, fino alla data attuale anche soli utenti dei diversi prototipi. L'ultimo aggiornamento risale al 2001, data del termine del sostenimento da parte del Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica.

6 In questa sede occorre considerare che la messa in rete di testi con diversi gradi di correzione contribuisce a relativizzare ulteriormente la sicurezza di attingere a corpus corretti; un tale cambiamento delle pratiche di pubblicazione potrebbe determinare un diverso approccio degli studiosi al testo edito – l'ulteriore sviluppo di questa tendenza dipenderà dalla futura risposta dell'utente.

7 "Für die Texterfassung haben sich zwei Wege etabliert: Das manuelle Erfassen und das Scannen mit anschließender automatisierter Zeichenerkennung. Vorteil der manuellen Eingabe ist, daß bereits bei der Eingabe der Text (je nach Vorlage) mit basalen Auszeichnungen versehen werden kann und außerdem eine relativ hohe Fehlerfreiheit gewährleistet ist. Nachteil ist der Aufwand an Arbeitskraft. Für sehr aufwendige Projekte wird der Text unabhängig zweimal eingegeben und in einem anschließenden Vergleichslauf mittels Computer werden alle Differenzen herausgefiltert, da sie wahrscheinlich Fehler anzeigen" (Jannidis 1999, cfr. anche Dieter 2002: 11). A sua volta, tuttavia, la revisione accurata dei testi digitalizzati offre all'utente la vantaggiosa possibilità di prelevarne estratti corretti senza generare nuovi errori.

8 Nocita (1999); Crivelli / Nocita (2002); Crivelli (2004).

9 Interessanti approfondimenti sui vantaggi della non-linearità dall'ipertesto si possono leggere in Daiber (1999): «Was sich trotz widersprüchlicher Ergebnisse jedoch als gemeinsamer Nenner des empirischen Materials herauszukristallisieren scheint, ist die Tatsache, daß eine nicht-lineare Form der Wissensorganisation vor allem von jenen Rezipienten effizient genutzt wird, die a) über einen hohen Stand an Vorwissen in dem von ihnen bearbeiteten Wissensgebiet und b) über Erfahrungskompetenz im Navigieren durch die Datenbasis des Hypertextes verfügen. In diesen Fällen scheint die nicht-lineare Form der Wissensaufbereitung Vorteile für den Rezipienten mit sich zu bringen». Ricordiamo che i destinatari del Decameron ipertestuale sono primariamente specialisti di materie letterarie.

10 Cfr. nota 3. Non è un caso che numerose edizioni elettroniche abbiano per oggetto opere di grande complessità di struttura e tradizione testuale (per. es. gli Zibaldoni del Boccaccio, opere di Chaucer, di Jean Paul… cfr. anche Will 2002).

11 Rimando, per approfondimenti riguardo alla possibilità di presentare all'utente un accesso aperto alla tradizione testuale e ad apparati critici molteplici, alle interessanti considerazioni di Lavagnino (1995).

12 Serendipity è definita la facoltà di effettuare fortunate ed inaspettate scoperte. La parola fu coniata nel 1754 da Horace Walpole e si riferisce al racconto persiano "The Three Princes of Serendip", in cui tre principi nei loro viaggi scoprono continuamente nuove cose (Warth 1998/99).

13 Crawford (1999). Il mutamento dello stile nelle pubblicazioni ipertestuali viene studiato da Baasner (1999). Cfr. inoltre Renello (1997), e, per quanto riguarda i problemi di lettura del testo da schermo, Dieter (2002).




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14 Un'edizione elettronica resta primariamente legata alla sua natura di strumento di consultazione: "Wie eigentlich jede seriöse elektronische Edition sollte eine digitale Gesamtausgabe der Werke, Vorarbeiten, Nachlasstexte und Briefe gar nicht erst versuchen, in Konkurrenz zu Buchausgaben zu treten, sondern primär das Ziel haben, die Leser bei ihrer 'analogen' Lektüre zu unterstützen"(Will 2002).

15 Cfr. Gigliozzi (2003: 49) e Speciale (1997: 786), il cui contributo si sofferma sui vantaggi dei nuovi media per lo studioso di materie letterarie.

16 Sia che si tratti di un'edizione su Cd che di un abbonamento ad un sito online, se l'utenza dispone di un hardware adatto ed l'ipertesto non richiede l'acquisto di nuovi softwares, il costo di diffusione risulta certamente più basso di quello di un'edizione storico-critica cartacea, soprattutto se consideriamo il valore dei facsimili e dei materiali iconografici. Ciò nonostante, i ricavati dalla vendita solo raramente permettono di coprire i costi di realizzazione.

17 Non si può dimenticare, in relazione al grande vantaggio della struttura ipertestuale di immagazzinare informazioni il cui accesso è facilitato da agili strumenti di ricerca, il problema legato alla conservazione dei dati nel tempo (cfr. Renello 1997, Fotidis 1999). Il nostro materiale, indipendentemente dai prototipi realizzati in Supercard e Director, sono conservati in formati semplici come Word e HTML; il database bibliografico, invece, è in File Maker.