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Sarah Dessì Schmid (Tübingen)



Sanzo, Alessandro (2003): L'officina comunista. Enrico Berlinguer e l'educazione dell'uomo (1945–1956). Presentazioni di N. Siciliani De Cumis e Chiara Valentini. Postfazione di M. A. Manacorda. Roma: Aracne, Diritto di stampa.1



Con L'officina comunista Alessandro Sanzo va a colmare un vuoto storiografico all'interno della pur ampia bibliografia sull'opera e sull'azione di Enrico Berlinguer, e offre al lettore in una chiave di lettura pedagogica un'analisi della sua formazione e della prassi politica degli anni giovanili, della sua concezione della retorica e dei suoi primi scritti. Sono, in effetti, i motivi e le problematiche educative del giovane Berlinguer (negli anni 1949–1956 segretario della Federazione Giovanile Comunista Italiana, FGCI) a rappresentare il fulcro intorno al quale si snoda il lavoro di Sanzo, convinto – con Berlinguer – che "debba esistere un legame inscindibile tra l'etica e la politica e che la dimensione educativa sia implicita in ogni rapporto sociale". (23) Una dimensione pedagogica intesa, dunque, nel suo senso più completo e complesso, nel suo senso più autentico: una dimensione etica e politica, una dimensione civile, didattica e retorica, una dimensione che analizza e congiunge il sapere ed il saper fare dell'uomo. (Cfr. 25)

La ricostruzione critica di Sanzo intreccia inestricabilmente aspetti più propriamente teorici con acute ed accurate ricerche storiche e filologico-storiografiche, condotte sia tra le pagine di riviste e quotidiani dell'epoca analizzata, sia negli archivi in parte inesplorati della FGCI e del Partito Comunista Italiano (PCI), conservati presso la Fondazione Gramsci di Roma. Essa si articola in cinque capitoli preceduti da un'introduzione in cui l'autore sottolinea come questo suo esame dei momenti e degli aspetti principali del ‚lavoro educativo' di Berlinguer – e più in generale dei comunisti italiani negli anni tra il 1945 ed il 1956 – intenda rispondere almeno a tre differenti esigenze: "[un'esigenza] cronologico-informativa (fornire al lettore gli strumenti per contestualizzare l'operato di Berlinguer), [una] analitico-tematica (affrontare l'esame del contributo dato da Berlinguer alla ‚formazione integrale' dei comunisti italiani focalizzando l'attenzione su alcuni temi e/o settori d'intervento: l'insegnamento, l'ideologia, l'Unione Sovietica, la democrazia, i mass-media) e [un'esigenza] antologica (abbozzare un'antologia degli scritti pedagogici di Enrico Berlinguer)". (29)




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Nel primo capitolo, dedicato all'iter formativo di Berlinguer, Sanzo ricostruisce sinteticamente l'atmosfera laica e progressista della sua famiglia, soffermandosi sui momenti dell'infanzia e dell'adolescenza, delineando la passione emozionale ed intellettuale per i libri, per la filosofia, per il comunismo. Una ricostruzione essenziale, essendo proprio l'ambiente ideologico familiare – a fianco ovviamente a quello togliattiano-marxistico – ad influenzare profondamente il percorso umano e politico di Berlinguer.

Il secondo capitolo del lavoro si concentra sul tema dell'educazione comunista, dunque analizza i lineamenti del cosiddetto partito pedagogo, intento alla formazione dei giovani, all'educazione alla militanza, colta sia nei suoi aspetti trasmessi più direttamente – discorsi, comizi, interventi etc. – sia nell'analisi della funzione pedagogica della stampa comunista. Nel capitolo, in breve, si possono ben cogliere, da un lato, i ‚lavori' dell'officina comunista, dall'altro, tuttavia, l'autore non dimentica di sottolineare neanche in esso l'originalità della linea pedagogica berlingueriana. Essa, ben lungi dal lasciarsi limitare dagli angusti confini dell'educazione di partito, abbraccia piuttosto principi pedagogici universali, o meglio sceglie di dedicarsi – e di impegnarsi per essa – all'educazione dell'uomo, di quell'uomo nuovo cui Sanzo dedica il suo lavoro.

A questo capitolo, il terzo è strettamente connesso e ne costituisce, più che la continuazione, l'approfondimento riguardo all'aspetto delle relazioni politiche ed ideologiche con l'Unione Sovietica; relazioni di fondamentale importanza dal momento che il periodo storico preso in esame da Sanzo è quello in cui si coglie la maggiore influenza del comunismo sovietico sui militanti, sui modelli, e in generale sulla prassi politica della direzione del PCI. Se si pensasse che la dimensione politica, insieme a quella pedagogica, rappresentino le uniche protagoniste del testo di Sanzo, se ne trascurerebbe ingiustamente l'interdisciplinarità. Ogni capitolo, pur incentrato su di un aspetto principale, regala al lettore piacevoli digressioni in diversi ambiti di ricerca; in questo terzo capitolo ad esempio, nel paragrafo dedicato alla metafora militare, vengono solleticati gli interessi dei linguisti e degli studiosi di retorica.

Il quarto capitolo conduce il lettore lungo la via tortuosa del consolidarsi della democrazia in Italia nel dopoguerra e nei primi anni della guerra fredda; e lo fa, ancora una volta, non solo dal punto di vista storico-descrittivo, quanto piuttosto da quello storico-interpretativo, mostrando ossia come alla costruzione e al rafforzamento del sistema democratico si sia arrivati anche attraverso l'educazione civile.

Nel quinto capitolo – L'oppio della gioventù – l'autore si sofferma di nuovo su temi e problemi fondamentali e ricorrenti della pedagogia berlingueriana, che sono analizzabili anche da una prospettiva retorica e linguistica: da un lato la critica implicita ad una retorica pomposa e incomprensibile al proletariato, dall'altro quella esplicita alla strumentalizzazione, all'uso corruttore dei mezzi di comunicazione di massa, in particolare dei fotoromanzi e dei fumetti, includendo sotto questa categoria anche tutti i tipi di giornali e riviste indirizzati ai giovani.




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Berlinguer sostiene che "i fumetti, i fotoromanzi, i fotofilm, una parte della letteratura destinata ai ragazzi, il cinema, la radio e, ultima arrivata, la televisione vengano usati come dei novelli e micidiali 'cavalli di Troia'; ossia, come un complesso di strumenti per mezzo dei quali la borghesia tenterebbe di corrompere i giovani, di addormentarne le coscienze e di far penetrare nel loro animo i germi dell'individualismo, dell'apatia, del pessimismo, della rassegnazione [...]." (255) La posizione critica berlingueriana, che del resto è quella del partito, è chiaramente in prima istanza di natura contenutistica (i modelli individualisti ed antisolidaristi di comportamento e di vita propagati dai fumetti e dai fotoromanzi sono quelli delle classi capitaliste), ma è anche di natura formale: la forma stessa del fumetto, inscindibile dal suo contenuto, impoverirebbe la capacità di lettura e di riflessione. La sostituzione della parola con l'immagine sarebbe uno degli elementi che maggiormente impigriscono la mente, favorendo il sopra citato sonno delle coscienze. Sanzo, tuttavia, non esita a sottolineare la contraddizione insita in questa posizione:

all'attacco teorico contro l'uso strumentale dei mass media da parte delle classi dominanti, non corrisponde una posizione conseguente del partito e del giovane Berlinguer nella prassi politica. Nella stampa di partito, in effetti, non si fa fatica a trovare fumetti indirizzati ai giovani e fotoromanzi indirizzati alle donne!

A concludere il lavoro è il prezioso impianto filologico degli indici e delle appendici, che include – tra l'altro – la più nutrita bibliografia cronologica degli scritti di Enrico Berlinguer dal 1945 al 1956. Essa, insieme alla ricca ed aggiornatissima bibliografia della letteratura secondaria rende la monografia di Sanzo un imprescindibile strumento di consultazione per chi studi l'opera di Enrico Berlinguer e la realtà delle organizzazioni giovanili comuniste.

La cornice interpretativa pedagogica dell'Officina comunista conferisce al lavoro un taglio originale e fortemente personale. L'autore, pur non nascondendo l'empatia con il soggetto e con le tematiche trattate, compone un'opera attenta e critica dal punto di vista teorico e filosofico-politico, accurata e puntuale dal punto di vista filologico e storiografico. Un'opera che intende inserirsi in una lunga tradizione di studi, pure, in maniera moderna ed attualizzante. Nella ricostruzione della figura e dell'opera di Enrico Berlinguer, Sanzo non intende inneggiare ad un mito da imitare o da adulare passivamente, quanto piuttosto indicare un esempio da analizzare con consapevolezza critica, per rintracciarvi – forse proprio in aspetti del suo pensiero sino ad ora poco esplorati – elementi di attualità e suggerimenti di azione.

La linea interpretativa pedagogica ha inoltre il vantaggio di rendere il lavoro interessante per scienziati – e più in generale per lettori – di differenti campi del sapere, aprendo la strada al dialogo interdisciplinare. Nell'Officina comunista studiosi di scienze dell'educazione e della cultura, di storia e di filosofia, di scienze politiche e sociali, ma anche di retorica e linguistica trovano un prezioso strumento di lavoro, un'appassionante lettura.




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Note

1 La collana Diritto di stampa che ospita questo testo di Alessandro Sanzo è ideata da Nicola Siciliani De Cumis, professore di Pedagogia generale all'Università "La Sapienza" di Roma, ed è da lui diretta insieme ai colleghi Giuseppe Boncori (Metodologia della ricerca pedagogica) e Maria Serena Veggetti (Psicologia generale). L'officina comunista va ad inaugurare un ritorno alla tradizione del diritto di stampa, della pubblicazione di tesi di laurea di particolare valore scientifico; va, quindi, ad aprire una collana che si fonda sul "presupposto [...] che la pubblicità dei risultati migliori della didattica universitaria sia essa stessa parte organica e momento procedurale dello studio, dell'indagine. [...] Questa Collana, dunque, prova a restituire l'immagine in movimento di un laboratorio universitario di studenti e docenti." (N. Siciliani De Cumis in Sanzo 2003: risvolto di copertina)

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